I. Oggetto della ricerca.
Il processo di produzione immediato del capitale è il suo processo di lavoro e di valorizzazione, il processo il cui risultato è il prodotto merce e il cui motivo determinante è la produzione di plusvalore.
Il processo di riproduzione del capitale abbraccia sia questo processo di produzione immediato, sia le due fasi del vero e proprio processo di circolazione, cioè l'intero ciclo che, come processo periodico - processo che si ripete sempre di nuovo in periodi determinati, - forma la rotazione del capitale.
Sia che consideriamo il ciclo nella forma D...D', sia che lo consideriamo nella forma P...P, il processo di produzione immediato P costituisce sempre, esso stesso, soltanto un anello di questo ciclo. Nell'una forma, esso appare come mediazione del processo di circolazione; nell'altra, il processo di circolazione appare come sua mediazione. Il suo costante rinnovo, il costante ripresentarsi del capitale come capitale produttivo, è determinato in ognuno dei casi dalle sue metamorfosi nel processo di circolazione. D'altra parte, il processo di produzione costantemente rinnovato è la condizione delle metamorfosi che il capitale attraversa sempre di nuovo nella sfera della circolazione, del suo alterno rappresentarsi come capitale denaro e come capitale merce.
Ogni capitale singolo costituisce tuttavia soltanto una frazione autonomizzata, per cosi dire dotata di vita individuale, del capitale sociale totale, così come ogni singolo capitalista non è che un elemento individuale della classe capitalistica. Il movimento del capitale sociale si compone della totalità dei movimenti delle sue frazioni autonomizzate, delle rotazioni dei capitali individuali. Come la metamorfosi della singola merce è un anello nella serie di metamorfosi del mondo delle merci - nella circolazione delle merci -, così la metamorfosi del capitale individuale, la sua rotazione, è un anello nel ciclo del capitale sociale.
Questo processo complessivo abbraccia tanto il consumo produttivo (il processo di produzione immediato) con i mutamenti di forma (scambi, dal punto di vista della materia) che lo mediano, quanto il consumo individuale con i mutamenti di forma, o scambi, che lo mediano. Da un lato, abbraccia la conversione di capitale variabile in forza lavoro, quindi l'incorporazione della forza lavoro nel processo di produzione capitalistico - dove l'operaio appare come venditore della sua merce, la forza lavoro, e il capitalista come acquirente di essa. Ma, d'altro lato, nella vendita delle merci è compreso il loro acquisto da parte della classe operaia, quindi il loro consumo individuale - dove la classe operaia appare come compratrice e i capitalisti appaiono come venditori di merci agli operai.
La circolazione del capitale merce comprende la circolazione del plusvalore, quindi anche gli atti di compravendita con cui i capitalisti mediano il proprio consumo individuale, il consumo del plusvalore.
Il ciclo dei capitali individuali nella loro riunione in capitale sociale, dunque considerato nella sua totalità, abbraccia perciò non solo la circolazione del capitale, ma anche la circolazione generale delle merci. Quest'ultima non può comporsi inizialmente che di due parti integranti: 1) il ciclo proprio del capitale, 2) il ciclo delle merci che entrano nel consumo individuale; dunque, delle merci in cui l'operaio spende il suo salario, e il capitalista il suo plusvalore (o parte di esso). È bensì vero che il ciclo del capitale abbraccia anche la circolazione del plusvalore, in quanto questo fa parte del capitale merce, così come abbraccia la conversione di capitale variabile in forza lavoro, il pagamento del salario. Ma la spesa in merci di questo plusvalore e di questo salario non costituisce un anello della circolazione del capitale, benché almeno la spesa del salario condizioni questa circolazione.
Nel Libro I, il processo di produzione capitalistico è stato analizzato sia come fenomeno isolato, sia come processo di riproduzione: produzione del plusvalore e produzione del capitale stesso. Il cambiamento di forma e di materia, che subisce il capitale entro la sfera di circolazione, vi è stato presupposto senza soffermarvisi oltre. Si è quindi presupposto che il capitalista, da un lato, venda il prodotto al suo valore, dall'altro trovi già pronti entro la sfera di circolazione i mezzi di produzione materiali per ricominciare il processo o proseguirlo in modo continuo. L'unico atto entro la sfera della circolazione sul quale ci si è dovuti intrattenere, è stato la compravendita della forza lavoro in quanto condizione fondamentale della produzione capitalistica.
Nella prima Sezione di questo Libro II si sono considerate le forme diverse che il capitale assume nel suo ciclo, e le forme diverse di questo stesso ciclo. Al tempo di lavoro considerato nel Libro I, si aggiunge ora il tempo di circolazione.
Nella seconda Sezione, si è considerato il ciclo come periodico, cioè come rotazione. Da una parte si è mostrato che i diversi elementi del capitale (fisso e circolante) completano il ciclo delle forme in spazi di tempo e in modi diversi; dall'altra, si sono analizzate le circostanze che determinano differenti lunghezze del periodo di lavoro e del periodo di circolazione. Si è mostrata la influenza del periodo ciclico, e del diverso rapporto fra i suoi elementi, sia sul volume dello stesso processo di produzione, sia sul saggio annuo del plusvalore. In realtà, se nella prima Sezione si sono essenzialmente considerate le forme successive che il capitale continuamente riveste e di cui continuamente si spoglia nel suo ciclo, nella seconda si è visto come, nello stesso tempo, benché in proporzioni mutevoli, entro questo fluire e succedersi di forme un capitale di grandezza data si ripartisca nelle forme diverse di capitale produttivo, capitale denaro e capitale merce, così che non solo queste si alternano a vicenda, ma parti differenti del valore capitale totale si trovano e agiscono costantemente l'una accanto all'altra in questi stati diversi. In particolare il capitale denaro si è presentato in una peculiarità che, nel Libro I, era rimasta in ombra. Si sono scoperte leggi ben precise secondo le quali diversi grandi elementi di un capitale dato, a seconda delle condizioni della rotazione, vanno continuamente anticipati e rinnovati nella forma di capitale denaro per mantenere continuamente in funzione un capitale produttivo di data grandezza.
Ma, nella prima come nella seconda Sezione, si trattava sempre soltanto di un capitale individuale, del movimento di una parte autonomizzata del capitale sociale.
I cicli dei capitali individuali si intrecciano tuttavia gli uni agli altri, si presuppongono e condizionano a vicenda, e appunto in questo intreccio formano il movimento del capitale sociale totale. Come, nel caso della circolazione semplice delle merci, la metamorfosi complessiva di una merce appariva quale anello della serie di metamorfosi del mondo delle merci, così la metamorfosi del capitale individuale appare ora come anello della serie di metamorfosi del capitale sociale. Ma, se la circolazione semplice delle merci non comprende necessariamente la circolazione del capitale - giacché può svolgersi anche sulla base di una produzione non capitalistica -, il ciclo del capitale sociale totale comprende, invece, come già si è osservato, anche la circolazione di merci che non rientra nel ciclo del capitale singolo, cioè la circolazione delle merci che non formano capitale.
Dobbiamo ora considerare il processo di circolazione (che nel suo insieme è forma del processo di riproduzione) dei capitali individuali in quanto elementi del capitale sociale totale; dunque, il processo di circolazione di questo capitale sociale totale.
II. La funzione del capitale denaro.
[Benché quanto segue - cioè il capitale denaro considerato come elemento del capitale sociale totale - rientri nell'ultima parte di questa sezione, prendiamolo tuttavia subito in esame].
Nel considerare la rotazione del capitale individuale, il capitale denaro ci si è presentato sotto due aspetti.
Primo: esso costituisce la forma in cui ogni capitale individuale entra in scena, inizia il suo processo come capitale. Appare perciò come primus motor, che dà l'impulso all'intero processo.
Secondo: a seconda della diversa lunghezza del periodo di rotazione e del diverso rapporto fra i suoi due elementi - periodo di lavoro e periodo di circolazione -, la parte costitutiva del valore capitale anticipato, che si deve costantemente anticipare e rinnovare in forma denaro, varia in relazione al capitale produttivo ch'essa mette in moto, cioè in relazione alla scala continua della produzione. Ma, qualunque sia tale relazione, in ogni caso la parte del valore capitale in processo che può costantemente funzionare come capitale produttivo è limitata dalla parte del valore capitale anticipato che deve esistere costantemente in forma denaro accanto al capitale produttivo. Non si tratta qui che della rotazione normale, una media astratta. Si prescinde invece dal capitale denaro addizionale destinato a compensare gli arresti della circolazione.
Al primo punto. La produzione di merci presuppone la circolazione di merci, e la circolazione di merci presuppone la rappresentazione della merce come denaro, la circolazione di denaro; lo sdoppiamento della merce in merce e denaro è una legge della rappresentazione del prodotto come merce. Allo stesso modo, la produzione capitalistica di merci - considerata sia socialmente che individualmente - presuppone il capitale in forma denaro, ovvero il capitale denaro, come primus motor per ogni impresa che inizi la sua attività, e come motore continuo. Il capitale circolante in specie presuppone l'intervento costantemente ripetuto, e in spazi di tempo relativamente brevi, del capitale denaro come motore. L'intero valore capitale anticipato, cioè tutti gli elementi del capitale che consistono in merci - forza lavoro, mezzi di lavoro, materie di produzione - deve essere costantemente acquistato e riacquistato con denaro. Quanto vale qui per il capitale individuale vale anche per il capitale sociale, che funziona soltanto nella forma di una moltitudine di capitali individuali. Ma, come si è già mostrato nel
Libro I non ne segue affatto che il campo di azione del capitale, la scala della produzione, anche su base capitalistica, dipenda per i suoi limiti assoluti dal volume del capitale denaro in funzione.
Nel capitale sono incorporati elementi di produzione il cui ampliarsi non dipende, entro certi limiti, dalla grandezza del capitale denaro anticipato. A parità di retribuzione, la forza lavoro può essere sfruttata di più intensivamente o estensivamente. Se grazie a questo maggior sfruttamento il capitale denaro risulta accresciuto (cioè elevato il salario), la cosa non avviene proporzionalmente; quindi non avviene affatto prò tanto.
La sostanza naturale sfruttata produttivamente, e che non costituisce un elemento di valore del capitale - terra, mare, minerali, foreste, ecc. -, viene sfruttata di più in senso intensivo od estensivo grazie ad una maggior tensione dello stesso numero di forze lavoro, senza una più forte anticipazione di capitale denaro. Gli elementi reali del capitale produttivo ne risultano accresciuti senza che sia necessaria un'aggiunta di capitale denaro. In quanto essa si imponga per materie ausiliarie addizionali, il capitale denaro in cui si anticipa il valore capitale non viene aumentato proporzionalmente all'efficacia accresciuta del capitale produttivo; dunque, non viene affatto aumentato prò tanto.
Gli stessi mezzi di lavoro, quindi lo stesso capitale fisso, possono essere utilizzati in modo più efficace senza esborso addizionale di denaro per capitale fisso, sia mediante prolungamento del loro tempo d'uso giornaliero, sia mediante intensità del loro impiego. In tal caso, non si ha che una più veloce rotazione del capitale fisso; ma anche gli elementi della sua riproduzione vengono più rapidamente forniti.
Prescindendo dalla materia naturale, si possono incorporare come agenti nel processo di produzione, con efficacia più o meno elevata, forze naturali che non costano nulla. Il grado della loro efficacia dipende da metodi e progressi scientifici che non costano nulla al capitalista.
Lo stesso vale per la combinazione sociale della forza lavoro nel processo di produzione e per l'abilità accumulata dei singoli operai. Carey calcola che il proprietario fondiario non riceva mai a sufficienza, perché non gli si paga tutto il capitale, rispettivamente il lavoro, che a memoria d'uomo è stato investito nel suolo per conferirgli la capacità di produzione attuale. (Della produttività che gli viene sottratta, naturalmente, non si fa parola). Stando a questo criterio, il singolo operaio dovrebb'essere retribuito in base al lavoro che all'intera umanità è costato il cavar fuori da un selvaggio un moderno operaio meccanico. Si dovrebbe invece ragionare: Calcolando tutto il tempo di lavoro non retribuito, ma monetizzato da proprietari fondiari e capitalisti, che si annida nel suolo, l'intero capitale immesso nel terreno è stato più e più volte ripagato ad usura; dunque, la società ha da gran tempo e a più riprese ricomperato la proprietà fondiaria.
L'incremento delle forze produttive del lavoro, in quanto non presupponga una spesa addizionale di valori capitali, accresce bensì in prima istanza solo la massa del prodotto, non il suo valore (salvo nella misura in cui permette di riprodurre con lo stesso lavoro più capitale costante, quindi di conservarne il valore); ma, nello stesso tempo, genera nuova materia di capitale, quindi la base di un'accumulazione di capitale accresciuta.
Circa il fatto che l'organizzazione dello stesso lavoro sociale, quindi l'incremento della produttività sociale del lavoro, esige che si produca su grande scala, e quindi che il singolo capitalista anticipi capitale denaro in grandi masse, nel Libro I si è già mostrato che ciò avviene in parte mediante centralizzazione del capitale in poche mani, senza che debba crescere in assoluto il volume dei valori capitale in funzione, e perciò anche il volume del capitale denaro in cui li si anticipa. La grandezza dei capitali singoli può aumentare grazie alla centralizzazione in poche mani, senza che la loro somma sociale aumenti. È cambiata soltanto la ripartizione dei capitali singoli.
Infine, nella Sezione precedente si è mostrato che l'abbreviarsi del periodo di rotazione consente di mettere in moto lo stesso capitale produttivo con meno capitale denaro, o con lo stesso capitale denaro più capitale produttivo.
Ma è chiaro che tutto ciò non ha nulla a che vedere con la vera e propria questione del capitale denaro, e dimostra soltanto che il capitale anticipato - una data somma di valore che, nella sua forma libera, nella sua forma valore, consta di una certa somma di denaro -, dopo la sua conversione in capitale produttivo racchiude in sé potenze produttive i cui limiti non sono fissati dai suoi limiti di valore, ma che, entro un certo raggio d'azione, possono operare estensivamente o intensivamente in diversa maniera. Dati i prezzi degli elementi di produzione - i mezzi di produzione e la forza lavoro -, è determinata la grandezza del capitale denaro necessario per acquistare una data quantità di questi elementi di produzione esistenti come merci. Ovvero, è determinata la grandezza di valore del capitale da anticipare. Ma il grado in cui questo capitale agisce come creatore di valore e di prodotto è elastico e variabile.
Al secondo punto. Va da sé che la parte del lavoro sociale e dei mezzi di produzione sociali da spendere annualmente per produrre o acquistare denaro al fine di sostituire monete logorate, costituisce pro tanto una detrazione dal volume della produzione sociale. Ma, per quanto concerne il valore in denaro che funziona in parte come mezzo di circolazione, in parte come tesoro, esso esiste già, è acquisito, è presente accanto alla forza lavoro, ai mezzi di produzione prodotti e alle fonti naturali della ricchezza: non può considerarsi come un loro limite. La scala della produzione potrebb'essere allargata convertendolo in elementi di produzione, scambiandolo con altri popoli. Ciò tuttavia presuppone che il denaro continui come prima a svolgere la sua funzione di denaro mondiale.
A seconda della lunghezza del periodo di rotazione, per mettere in moto il capitale produttivo è necessaria una massa più o meno grande di capitale denaro. Abbiamo visto allo stesso modo che la divisione del periodo di rotazione in tempo di lavoro e tempo di circolazione determina un aumento del capitale latente in forma denaro, o sospeso.
In quanto il periodo di rotazione dipende dalla lunghezza del periodo di lavoro, esso, rimanendo invariate tutte le altre circostanze, è determinato dalla natura materiale del processo di produzione; dunque, non dallo specifico carattere sociale di questo processo di produzione. Ma, sulla base della produzione capitalistica, operazioni importanti e di lunga durata necessitano forti anticipazioni di capitale denaro per un periodo considerevole. In tali sfere, la produzione dipende perciò dai limiti in cui il singolo capitalista dispone di capitale denaro. Questi limiti vengono infranti dal sistema del credito e dal tipo di associazione che vi si accompagna, per es. dalle società per azioni. Perturbamenti sul mercato del denaro arrestano tali imprese, mentre queste stesse imprese causano a loro volta perturbamenti sul mercato del denaro.
Sulla base di una produzione sociale [collettivistica o comunistica] il problema è di stabilire in qual misura queste operazioni, che sottraggono per un certo periodo forza lavoro e mezzi di produzione senza fornire nello stesso arco di tempo un prodotto qualsiasi come effetto utile, possono essere portate a termine senza pregiudizio dei rami di produzione che, nel corso dell'anno, non prelevano soltanto in modo continuativo o più volte ripetuto forza lavoro e mezzi di produzione, ma forniscono anche mezzi di sussistenza e mezzi di produzione. Nella produzione sociale come nella produzione capitalistica, gli operai occupati in rami di industria con periodi di lavoro relativamente brevi non sottrarranno che per breve tempo dei prodotti senza fornirne altri in cambio, mentre i rami d'industria con lunghi periodi di lavoro continueranno a praticare questi prelievi per tempi abbastanza lunghi prima di poter restituire quanto hanno prelevato. Questa circostanza trae perciò origine dalle condizioni oggettive del processo di lavoro considerato, non dalla sua forma sociale. Nella produzione sociale il capitale denaro scompare. La società ripartisce forza lavoro e mezzi di produzione fra i diversi rami di industria. I produttori possono anche ricevere buoni di carta, mediante i quali prelevano dalle scorte di consumo sociali un quantum corrispondente al loro tempo di lavoro. Questi buoni non sono denaro. Non circolano.
Come si vede, in quanto derivi dalla lunghezza del periodo di lavoro, il bisogno di capitale denaro dipende da due circostanze: 1) il denaro è la forma in cui (prescindendo dal sistema del credito) deve presentarsi ogni capitale individuale per convertirsi in capitale produttivo; e ciò deriva dall'essenza stessa della produzione capitalistica e, in genere, della produzione di merci; 2) la grandezza della necessaria anticipazione di denaro discende dal fatto che per un tempo abbastanza lungo si sottraggono costantemente alla società forza lavoro e mezzi di produzione, senza restituirle nello stesso tempo un prodotto riconvertibile in denaro. La prima circostanza, per cui il capitale denaro da anticipare dev'essere anticipato in forma denaro, non è soppressa dalla forma di questo denaro, sia esso moneta metallica, denaro di credito, segno di valore, ecc. Sulla seconda circostanza non incide in alcun modo il mezzo monetario, o la forma in cui lavoro, mezzi di sussistenza e mezzi di produzione vengono sottratti alla produzione, senza che si reimmetta nella circolazione un loro equivalente.